Ancora sulla “cultura di destra”, sugli “intellettuali di destra”.
Secondo Antonio è soltanto questione di tempo: stanno conquistando spazi nei social, in tv, in radio, nelle case editrici, si stanno infiltrando negli atenei, piano piano arriveranno anche a prendersi la “cultura alta”, ad avere, anche loro, salotti importanti, salotti rinomati, salotti temuti.
Io non so se essere così fatalista. Riconosco che c’è un trend in atto, ma ci andrei cauto con le previsioni. Di solito le sbaglio sempre. Sono una specie di rabdomante degli errori di metodo.
Malgrado ciò, però, confesso che, sotto sotto credo anch’io che prima o poi lo sdoganamento sarà completo.
E, a volerla dire tutta, penso anche che sarà divertente, parecchio divertente.
È tutta gente che aspetta da decenni di poter occupare quegli scranni che gli sono stati (giustamente) preclusi, dai quali sono sempre stati cacciati via a pedate sulle gengive. Sono allupati. Questa, senza dubbio, è la loro occasione di riscatto. Presto avranno anche loro il potere di “far fallire le feste”.
E sarà tremendo, lo so. Si tornerà a parlare di patria, sangue, suolo, anima, tradizione, valori come se fossero cose reali, di vitale importanza, non fesserie per minchioni.
Allo stesso tempo, però, non vedo l’ora di osservare le loro facce quando scopriranno che in realtà quegli scranni, per i quali hanno lottato così tanto, sono inesorabilmente vuoti. E che probabilmente non sono nemmeno scranni, ma sagome di cartone, messe lì per illudere gli allocchi.
Sarà stupendo cogliere la loro espressione nell’attimo esatto in cui scopriranno chi erano gli allocchi.