Va

Ho afferrato un barattolo di nutella, l’ho sollevato in aria, ho riempito di parole il cielo.
«Va» – gli ho detto – «prendi il tuo nutella biscuits primogenito, portalo sul tavolo da cucina e sacrificalo in nome mio».

Il barattolo mi ha fissato stupito, ma poi ha chinato il capo, sconfitto.
«Soffrirò, ma se è questo che desideri, lo farò. Ti offrirò il sangue del mio sangue, senza pronunciare alcun diniego, supplice e sodale. Sia fatta la tua volontà».

E ha preso per mano il suo primogenito.
E lo ha condotto mestamente al tavolo della cucina, senza lasciarsi mai sfuggire un sospiro o un lamento, con la morte nel cuore.
Giunto al centro del tavolo, si è fermato, ha chiesto al figlio di inginocchiarsi.
E Il figlio, reverente, ha ubbidito.

«Padre, non capisco».
«Non c’è nulla da capire, figliolo».

Mi sono avvicinato in silenzio, spalancando le fauci.

Sul più bello, Vale ha fatto irruzione in cucina. Le è bastato uno sguardo per capire cosa stava accadendo. Mi ha spostato di lato. «Sta qui, non ti muovere»
«Ma io veramente…»
«Non. Muovere. Un. Muscolo.»

Si è chinata sul vasetto. Lo ha accarezzato delicatamente. Lui ha sollevato lo sguardo.
«Hai dimostrato di essere un barattolo buono e giusto. Prendi tuo figlio, tornate a casa. È tutto finito».
Un bagliore ha circonfuso il suo capo.

Non ho provato nemmeno a replicare, sarebbe stato inutile.
Mi sono limitato a seguirli con lo sguardo per tutto il tragitto fino al loro ripiano in cucina. Due ombre che camminavano lente sul pavimento. Il padre con il volto rigato di lacrime. A pochi passi da lui, il figlio incredulo. «Possibile che mio padre abbia acconsentito?».

Mi sono alzato, sono andato in soggiorno, mi sono abbattuto sul divano.
Era la mia unica cartuccia della giornata. Ho sentito dei preziosissimi grammi evaporare, inghiottiti dal metabolismo. Ho pensato a tutti quei trigliceridi che non avrei posseduto mai più, ai grassi insaturi perduti nel vento. Mi è salito un groppo in gola.
Ho consultato il mio file excel contenente la dieta. Anche oggi, alla voce colazione recita: “gallette e cianuro”. Il groppo si è trasformato in pianto.
Ho versato fiumi di lacrime.

Un’ombra si è allungata su di me. Era Vale. Mi ha abbracciato. Ha stretto il mio capo contro il suo seno.
«Coraggio, Daniele, coraggio. Lo so che è dura. Bisogna essere forti».
Aveva ancora il capo circonfuso di luce.
Mangiava nutella biscuits.
Prelibati nutella biscuits.

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